Sabato 27 maggio 2017 è stata inaugurata la XXIV edizione del Premio Internazionale di Scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary Club Altavallesina-Grottefrasassi per rendere omaggio alla memoria del grande maestro dell’arte plastica informale attraverso lo sguardo di giovani scultori. Il premio, entrato nel lessico familiare delle principali Accademie italiane ed estere, ospita quest’anno gli studenti delle Accademie di Carrara, Catanzaro, Napoli, Pietroburgo, Urbino e Viterbo i quali espongono i loro lavori nello storico Palazzo dei Priori di Arcevia insieme alla personale del vincitore dello scorso anno Leonardo Cannistrà intitolata Forme dell’effimero e curata dal prof. Stefano Papetti.

 

Lo scultore calabrese, utilizzando materiali particolarmente evocativi quali carbone, oli, grassi, bitumi, cera e foglia d'oro, riflette su una citazione di Marco Aurelio “Tutto dura un giorno, e chi ricorda e chi è ricordato” l’aggettivo effimero infatti deriva dal greco ephemeros letteralmente “per giorno”. Leonardo Cannistrà mostra come il tempo svela con prepotenza la debolezza dei corpi, in Memento mori la carne rossa della candela è destinata a consumarsi scoprendo l’osso nudo, è l’ultima realtà o nella caducità sta la poesia?

 

Quest’anno inoltre il Rotary Club ha deciso di rendere doppiamente omaggio al pubblico dei visitatori e al maestro Edgardo Mannucci accogliendo una selezione di dieci sue opere concesse dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana: le sculture vanno dalla stagione primitiva ed analitica Ritratto della madre del 1930 alla svolta stilistica dettata dall’intima necessità di corrispondere alla realtà presente con un nuovo linguaggio plastico, capace di esprimere l’energia sprigionata dall’atomo e l’emozione dell’esplorazione del cosmo, nascono così le Idee, dove la materia è sviluppo e crescita, forza organica che conquista lo spazio.

 

La giuria coordinata dal critico d’arte Stefano Verri ha assegnato il primo premio a Untitled, serie costrizioni n.12, di Noa Pane dell’Accademia di Urbino per la carica concettuale e la capacità della scultura di impossessarsi dello spazio, grazie alla suggestiva forza delle protuberanze scomposte di camere d’aria costrette in una gabbia metallica, metafora della crescita incontrollata che genera tensioni e deformazioni.

 

Il secondo premio è stato attribuito a Marrone II di Liang Pengfei dell’Accademia di Napoli: un bastone puntella a parete, reggendoli in equilibrio, dei sacchi svuotati del loro contenuto/merce e solidificati col gesso. L’assenza della merce, del rumore che la circonda, la scadenza dell’uso abituale permette all’atto demiurgico dell’artista di dare forma e valore estetico alle cose minime ridonando purezza al nostro sguardo, offrendoci una scultura che sembra dar voce al silenzio.

 

La fonte di Anna Kochegina dellíAccademia di San Pietroburgo si è aggiudicata il terzo premio per la qualità dell’esecuzione, la gentilezza dell’immagine che rimanda all’iconografia della scultura classica: una giovane donna inginocchiata a una fonte si gira come distratta da qualcosa, un gesto antico come quello di Venere accovacciata, di Diana scoperta da Atteone o di Susanna spiata dai vecchioni.

 

Il premio acquisto è andato nelle mani di Marco Visentini dell’Accademia di Carrara autore di Viaggio n.2 per la finezza della tecnica e della narrazione estetica: l’opera fa parte di una trilogia preparata per la tesi del triennio, “Il libro rappresenta la vita e la barchetta il percorso - racconta Marco - ogni persona ha davanti un suo proprio e unico percorso, con un inizio e una fine, proprio come in un libro”.

 


Menzione speciale infine al Secchio di Chiara Castagna dell’Accademia di Carrara: una figura stante stilizzata dalla posa elementare e rigida con le braccia distese sui fianchi come le primitive statuette votive, il volto celato da un secchio rovesciato da cui cola una sostanza catramosa, un'accusa feroce alla società che getta fango impossessandosi subdolamente dell’identità altrui, ingabbiando l’individuo in pesanti maschere.

 


La mostra è a disposizione dei visitatori fino al 3 luglio.

Giuseppe Majolatesi